Lo scontro sembra forte, spavaldo, “rock”; mentre evitarlo appare arrendevole, morbido, da “primi della classe”. Il litigio produce un certo compiacimento – a volte ne parliamo vantandoci della nostra litigiosità – mentre i toni pacati e ragionevoli ci fanno calare la passione. Per carità, ci rendiamo conto che è auspicabile discutere educatamente, ma sotto sotto siamo dalla parte del “cattivo ragazzo” (o della “cattiva ragazza”) che sa alzare le polemiche in modo puntuto.
Ecco, vorrei sgombrare il campo da ogni equivoco: anche io sono dalla parte delle “cattive ragazze” e dei “cattivi ragazzi”. Penso cioè che oggi saper dissentire, costringendo sé stessi e gli altri a stare nel conflitto senza paura, sia ciò di cui abbiamo più bisogno. Ma in questo divergo dalla maggior parte delle prospettive precedenti perché ritengo che il litigio, per quanto attraente, non sia la modalità per farlo nel modo più efficace. Anzi, direi che esso, nella sostanza, è un modo alquanto arrendevole di affrontare il conflitto. Ci vuole disputa.
Social Plugin