di Bruno Mastroianni, 1 aprile 2017
Le discussioni accese sui social ci possono far perdere la visione di insieme: ogni volta che interagiamo con alcuni interlocutori siamo letti e ascoltati da molte più persone, sia in tempo reale sia in differita, visto che alla conversazione potrà accedere chiunque, anche successivamente nel tempo.
Il pubblico più allargato presente, o potenzialmente presente, è la chiave per condurre dispute felici. Tenerlo in considerazione aiuta a non lasciarsi prendere dallo scontro. L’interlocutore diretto con cui si interagisce probabilmente ha ingaggiato la polemica proprio perché ha posizioni opposte e volutamente metterà alla prova le nostre idee, rifiuterà le argomentazioni, si farà offensivo e provocatorio.
È proprio in quel momento che pensare alla “massa silenziosa” che legge e ascolta può portare a un atteggiamento di distacco dalle aggressioni.
Non fermarsi alla polemica circoscritta di colui che ho davanti aiuta a tenere la prospettiva sul meta-messaggio che arriverà al pubblico più ampio (quello disposto ad ascoltare).
La massa che non interviene infatti giudica soprattutto l'atteggiamento: siamo sereni anche quando provocati? Mostriamo sicurezza e pace o segni di cedimento al litigio? Ricordarlo ci aiuta a non scadere nel personale.
Non si tratta di te
Il litigio infatti di solito fa anteporre il nostro io al tema che stiamo affrontando. Ci sentiamo i protagonisti e destinatari di ogni affronto, mentre la comunicazione è più efficace quando il nostro ego rimane in secondo piano. Dedicarsi al tema lasciando cadere le provocazioni aiuta a tenere a bada l’io che naturalmente si fa presente per difendere il suo onore.
Se non si cede al litigio, se si rimane focalizzati sul merito della questione, si perde la sensibilità verso gli affronti. Le provocazioni si mostrano per quello che sono: occasioni per spiegare meglio la propria posizione, perché i molti che leggeranno in silenzio osserveranno il nostro modo di fare di fronte all'ostilità. E questo livello "meta" rafforzerà le idee e le argomentazioni che stiamo sostenendo. Ogni interazione può diventare così occasione per dire molte cose con il comportamento oltre le parole.
Nella misura in cui ci saranno interazioni che non raccolgono provocazioni, che pazientemente argomentano, che serenamente rimangono sul tema anche quando l'altro trascende, ciò darà coraggio alla "massa silenziosa" per intraprendere lo stesso comportamento.
Se ci si pensa è la vecchia regola di comunicazione degli interventi televisivi: mai litigare con l'intervistatore o con gli altri ospiti in studio, ma pensare sempre al pubblico a casa che osserva e si fa un'idea su ciò che sosteniamo in base a come ci comportiamo. In tv come sui social l'atteggiamento vale tanto quanto (e a volte di più) di quello che si dice.
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