Ecco, questo è quello che facciamo se non curiamo le timeline dei nostri account sui social. Sì perché, come tutti sappiamo, quello che vediamo su Facebook e su Twitter non è frutto solo dell'iniziativa delle persone con cui siamo collegati ma di una selezione operata da un algoritmo.
La tua finestra sul mondo
Tale sistema è pensato per facilitarti la vita e per sottoporti ciò che più ti interessa ma, come tutti gli automatismi schematici, può diventare un limite. Esiste infatti il rischio che le tue timeline (l'insieme di contenuti che ti appaiono nelle homepage dei social) assumano l'aspetto di una bolla in cui ti vengono segnalati solo certi temi, trattati solo da persone a te affini che sono del tuo giro.
In quel gesto quotidiano di consultare il tuo account (ripetuto molte volte al giorno), provi inconsciamente la sensazione di essere collegato e informato su ciò che accade nel mondo, mentre potresti essere rinchiuso in un piccolo orticello di notizie e prospettive limitate al giro di persone con i tuoi stessi interessi, che già la pensano come te. Un impoverimento notevole.
Diventare direttori responsabili
Assumere la direzione "umana" delle timeline |
Un tempo la comunicazione di massa ci permetteva di delegare questo compito quasi completamente alle redazioni delle testate. A noi spettava giusto la scelta di quale tipo di mezzo seguire per gusti, interessi, stile, ecc. Oggi invece dobbiamo essere i direttori responsabili di noi stessi nel fruire delle informazioni. Su questo ci giochiamo la libertà , l'indipendenza e anche la capacità di apertura e interesse verso spunti e prospettive nuove.
La questione non è puramente tecnica ma umana: è importante che viviamo online da attivi digitali scegliendo consapevolmente il nostro modo di stare sui social per un'esperienza viva e ricca. Da dove iniziare? Qui propongo tre "mosse" di base indispensabili, se cominciamo da queste poi potremo fare altri passi in avanti per crescere sempre di più nella capacita di vivere la Rete nel suo risvolto più promettente: un'occasione di costruzione di relazioni di qualità proprio con chi non appartiene direttamente del nostro stretto giro.
Prima mossa: l'engagement consapevole
Ogni like, retweet, condivisione e commento che poniamo va percepito per quello che è: espressione di un voto. Ogni volta che interagiamo con un contenuto stiamo dicendo al nostro algoritimo-caporedattore che se ci segnala cose simili siamo contenti. È un vantaggio: se interessati a cose nuove e innovative, a contenuti che ci fanno uscire dal giro delle nostre solite opinioni già assodate, stiamo dando un segnale importante al nostro collaboratore.
Se invece mettiamo sempre e solo like e condividiamo solo ciò che già conferma i nostri giudizi, stiamo dando "luce verde" per farci chiudere sempre più in una bolla compiacente. Non dimentichiamolo mai: il nostro modo di interagire con i contenuti plasma il mondo come ci appare online. In che mondo vuoi ritrovarti?
Seconda mossa: scegliere gli interlocutori
Su FB puoi decidere chi vedere per primo |
Lo stesso puoi fare scegliendo di non seguire chi non è rilevante, chi insiste sempre sugli stessi temi. Conviene escludere chi è polarizzato, aggressivo, ideologico, soprattutto se lo fa su cose sulle quali sei d'accordo: non aggiunge niente e "compromette" la timeline. In questo modo, pur rimanendo collegato con lui, dici al caporedattore di non mostrarti i suoi contenuti.
Gli altri social hanno funzioni analoghe. Ad esempio su Twitter puoi attivare le notifiche solo per alcuni utenti, in modo tale che i loro tweet ti appaiano al di fuori dell'ordine che ti propone la timeline. Oppure puoi creare delle liste. Basta un po' di impegno iniziale per selezionare interlocutori validi e significativi che, proprio perché diversi da te, ti possono aprire nuovi punti di vista sul mondo.
Terza mossa: dare il buon esempio
Questo terzo passaggio ha in un certo senso meno a che fare con l'algoritmo e più con le nostre debolezze umane. A tutti piace ricevere like e condivisioni. Vogliamo essere considerati, è una cosa bella e umana. Che triste però quando iniziamo a scrivere apposta per "acchiappare" i like di chi ci sta vicino, solleticando i pregiudizi e toccando le sue corde più basse, che conosciamo bene, visto che è a noi omogeneo.
A tutti piacciono gli applausi, ma da chi vengono? |
Essere comunicatori di se stessi
Quest'ultimo aspetto è qualcosa che i comunicatori conoscono bene: cercare di farsi capire dai più lontani, persino i diffidenti, è sempre il risultato più importante nelle relazioni pubbliche. Oggi dobbiamo imparare un ad avere questa prospettiva giacché le tecnologie digitali ci hanno abilitato ad essere tutti un po' giornalisti e un po' comunicatori di noi stessi.
Se personalizzi il News Feed di Facebook, se lo fai su Twitter e sugli altri social, ti sveglierai dal torpore della bolla e ti ritroverai con una vita online ricca di spunti inattesi e interessanti e felicemente aperta a nuove relazioni e conoscenze. Che poi è il motivo per cui comunichiamo.
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