Il loro ruolo è ancora fondamentale, solo che oggi a portata di smartphone siamo proiettati in una conversazione globale a flusso costante, veloce e spesso sovraccarica. Ciò ci mette di fronte a una sfida personale: dobbiamo diventare capaci di discernere in modo autonomo. Casomai i giornalisti saranno un aiuto, ma non sono più quella voce esclusiva che in qualche modo ci poteva tenere al sicuro (a volte manipolandoci ancora più ferocemente, ma questo è un altro tema).
La capacità di districasi nella complessità |
Agire su se stessi per primi per poi insegnarlo. Genitori, insegnanti, persone con ruoli sociali rilevanti, dovrebbero adottare questo “senso giornalistico” fondamentale per districarsi nella complessità. E poi dovrebbero trasmetterlo attorno a loro.
Qui propongo un elenco minimo di parametri per verificare l’attendibilità di un’informazione, sempre validi. Quando si adottano aiutano a sviluppare una forma mentis capace di distinguere in poco tempo le informazioni buone da quelle provvisorie, o almeno sospettare la presenza di una manipolazione.
Chi lo dice?
Le informazioni senza fonte sono da prendere con le pinze. “Dice che.. sembra che… a quanto pare…” sono espressioni apparentemente innocue, che usiamo quotidianamente. Ma se usate quando ci imbattiamo in un’informazione rilevante (perché ci interessa, ci riguarda, può cambiare qualcosa nella nostra vita, ecc.) dovremmo avere il riflesso automatico di chiedere: chi lo dice? L’80% delle bufale si smaschera a questo primo step: se non c’è fonte la cosa probabilmente è infondata.
Un caso tipico sono i testi che ogni tanto vengono attribuiti a personaggi famosi (ad esempio al Papa) senza alcun riferimento sulla provenienza o sulla pubblicazione. Basta la mancanza di questo dato a generare subito un primo sospetto.
La data
La data dice molto di un'informazione, se non c'è bisogna dubitare |
Le bufale poi hanno una caratteristica: sono cicliche e si presentano con date fantasiose, spesso aggiornate, altre volte no. Basta risalire all’elemento temporale e già si può avere contezza di una notizia riciclata ad arte.
Verificabilità
I primi due criteri sono quasi una premessa, senza quelli non si può nemmeno iniziare a prendere sul serio un’informazione, ma se l’informazione ha fonte e data arriva il punto fondamentale: è verificabile? Ciò che non è verificabile non andrebbe mai preso per buono. Si può prendere per dubbio, provvisorio, ma mai accordargli credito definitivo.
La verifica fa rimanere calmi nelle tempeste informative |
Il criterio della verificabilità fa rimanere calmi: tutto si prende in considerazione ma finché non è verificato non lo si dà per buono. Così come se qualcosa è inverificabile: daresti mai credito a qualcuno che ti dicesse “è così fidati non posso dimostrarti perché?”. Le notizie non verificabili non vanno prese per informazioni ma per ipotesi, idee, suggestioni, che lasciano il tempo che trovano.
Valutare l’autorevolezza
Le fonti non sono tutte uguali. Le verifiche non si equivalgono. Qui occorre introdurre la dimensione qualitativa. A che titolo qualcuno sta dando una certa informazione? Qual è la sua posizione? La sua competenza rispetto al tema? Chi gliela riconosce? Qual è la sua storia precedente (spesso i bufalari sono seriali)? Quale il contesto in cui si muove?
È chiaro che qui c’è un lavoro un po’ meno immediato dei primi tre punti precedenti. Ma non è così distante dalla vita di tutti i giorni. Pensiamo a quando cerchiamo di scegliere un albergo o un ristorante in base alle recensioni. Se ci fate caso viene spontaneo cercare di risalire a più dati possibile sul recensore: è giovane? è vecchio? viaggia spesso? ha gusti diversi dai miei? ecc. È un piccolo lavoro di valutazione che siamo disposti a fare quando dobbiamo pagare qualcosa... dovremmo farlo a maggior ragione quando qualcuno ci offre gratis una notizia che può cambiare il nostro modo di vedere il mondo.
Confrontare
Confrontare ci dà una visione più ricca della realtà |
Il confronto senz’altro smaschera le bufale, ma anche una funzione costruttiva. Avere sempre disponibili più racconti dello stesso fatto è un’opportunità: prenderli in considerazione ci restituisce comunque una visione della realtà più ricca e completa.
Curare i propri collegamenti
Tutti i criteri sopra descritti sono il “gioco in difesa”. Indispensabile ma non sufficiente. La complessità del nostro mondo richiede una vita attiva sul Web e i social che ci porti a curare questi spazi per avere input e informazioni rilevanti (anche lo svago può essere rilevante o scioccamente inutile). Fa parte di questo atteggiamento da attivi digitali il lavoro di costruzione delle proprie fonti.
Ogni buon giornalista sa che la sua rubrica è lo strumento di lavoro più prezioso. Tutti oggi - ormai inseriti nella conversazione globale - devono maturare questa verità. Noi abbiamo nel Web e nei social una gigantesca rubrica di contatti. Tra questi dobbiamo individuare gli interlocutori più seri, affidabili, significativi, che parlano dei temi che ci interessano e ci stanno a cuore.
Anche qui non bisogna pensare a un lavoro titanico, è qualcosa a portata di mano: basta iniziare a curare le proprie timeline, chi seguire e chi no, utilizzando gli strumenti che i social stessi ci mettono a disposizione. Sarebbe un guaio invece se lasciassimo i nostri spazi al caso: ci ritroveremo in balia dell’ultimo che la dice più forte. Come avveniva in epoche decisamente più primitive.
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